
“Non c’è medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità.”
Gabriel Garcìa Márquez nacque il 6 marzo 1927 nella città colombiana di Aracataca e morì il 17 aprile 2014 a Città del Messico.
Finito il liceo fu mandato a Bogotà per studiare Legge, ma abbandonò presto gli studi per lavorare come giornalista. Nel 1948 venne assunto presso il quotidiano El Espectador e nel 1954 ricevette un incarico come corrispondente estero, lavorando a Roma, New York, Barcellona e Caracas.
Nel 1973 andò a vivere a Barcellona e in quegli anni iniziò una lunga amicizia col leader cubano Fidel Castro che portò lo scrittore ad essere escluso per trent’anni dall’ingresso negli Stati Uniti, perché considerato un simpatizzante del comunismo. Fu solo con la presidenza Clinton, il cui romanzo preferito era proprio il capolavoro “Cent’anni di solitudine” dello scrittore, che potè essere riammesso nel Paese.
La sua attività di scrittore rimase molto intensa quasi fino alla fine dei suoi giorni.
La sua straordinaria capacità sta nel trasfigurare la quotidianità, frammentandola in una serie di avvenimenti soprannaturali che si insinuano nelle pieghe del reale deformandolo e arricchendolo di significato.
Oggi questa sua caratteristica è chiamata realismo magico.